Il 17 Febbraio ferma le trivelle!

Con il referendum del 17 aprile si chiede agli elettori di fermare definitivamente le trivellazioni in mare. In questo modo si riusciranno a tutelare definitivamente le acque territoriali italiane.

Il prossimo 17 aprile si terrà un referendum popolare. Si tratta di un referendum abrogativo, cioè di uno dei pochi strumenti di democrazia diretta che la Costituzione Italiana prevede per richiedere la cancellazione, in tutto o in parte, di una legge dello Stato.

Perché la proposta soggetta a referendum sia approvata occorre che vada a votare almeno il 50% più uno degli aventi diritto al voto e che la maggioranza dei votanti si esprima con un “Sì”.

Si voterà in tutta Italia e non solo nelle Regioni che hanno promosso il referendum. Al referendum potranno votare anche gli italiani residenti all’estero.

Con il referendum del 17 aprile si chiede agli elettori di fermare definitivamente le trivellazioni in mare. In questo modo si riusciranno a tutelare definitivamente le acque territoriali italiane. Nello specifico si chiede di cancellare la norma che consente alle società petrolifere di cercare ed estrarre gas e petrolio entro le 12 miglia marine dalle coste italiane senza limiti di tempo. Nonostante, infatti, le società petrolifere non possano più richiedere per il futuro nuove concessioni per estrarre in mare entro le 12 miglia, le ricerche e le attività petrolifere già in corso non avrebbero più scadenza certa. Se si vuole mettere definitivamente al riparo i nostri mari dalle attività petrolifere, occorre votare “Sì” al referendum. In questo modo, le attività petrolifere andranno progressivamente a cessare, secondo la scadenza “naturale” fissata al momento del rilascio delle concessioni.

Sarà possibile votare per il referendum soltanto nella giornata di domenica 17 aprile.

Per la prima volta nella storia Repubblicana, infatti, il Governo ha convocato un referendum nella prima domenica disponibile per mettere i bastoni tra le ruote, riducendone sensibilmente il tempo a disposizione, per la campagna referendaria ed evitando inoltre l’accorpamento di elezioni amministrative e voto referendario con il conseguente spreco di oltre 360 milioni e l’aumento della difficoltà di raggiungimento del quorum.

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