Lo Spazio del Cielo

Lo spazio del cielo è un progetto di arte contemporanea sul cammino della Via Francigena del Nord nel tratto compreso tra Viterbo, Vetralla, Caprarola e Capranica, realizzato da CoopCulture e diretto da Arci Viterbo, risultato tra i 7 progetti selezionati dalla Regione Lazio nell’ambito dell’Avviso Pubblico Arte sui Cammini: un progetto di valorizzazione culturale di ampio respiro che, […]

Lo spazio del cielo è un progetto di arte contemporanea sul cammino della Via Francigena del Nord nel tratto compreso tra Viterbo, Vetralla, Caprarola e Capranica, realizzato da CoopCulture e diretto da Arci Viterbo, risultato tra i 7 progetti selezionati dalla Regione Lazio nell’ambito dell’Avviso Pubblico Arte sui Cammini: un progetto di valorizzazione culturale di ampio respiro che, a partire dai molteplici itinerari di derivazione devozionale esistenti nel territorio regionale, intende arricchire il valore paesaggistico dei cammini spirituali con i nuovi linguaggi dell’arte contemporanea.

Il titolo del progetto deriva dalla radice del termine contemplazione ovvero dal latino cum templum (nel mezzo dello spazio del cielo). Si tratta dello spazio identificato dal lituo degli aùguri, uno spazio tracciato che veniva suddiviso poi in regioni faste e nefaste allo scopo di trarne presagi dal volo degli uccelli e riprodotto sul terreno per identificare dei luoghi dove compiere sacrifici per gli dei. Dunque, il templum è la geografia sacra che, proprio nel territorio dell’antica Etruria, ha suggerito l’identificazione delle prime aree in cui fondare i luoghi di culto. 

Le opere, lungo un percorso ad anello intorno alla caldera del lago di Vico, orientano il passo, illuminano il percorso come lanterne, risuonano nel paesaggio, sono stazioni che segnano sempre un confine, l’arrivo in un centro abitato, il varco di un limite, l’inizio di una nuova fase del cammino. 

Le installazioni sul percorso della Francigena che attraversa la Tuscia sono stazioni, punti di riferimento simbolici in grado di favorire la riconnessione tra uomo e paesaggio, nell’idea di interrompere la temporalità ordinaria ed aprire un varco ad una dimensione contemplativa, di comprensione e osservazione del paesaggio, di concentrazione sul cammino come forma di adesione e interpretazione del territorio. In questo senso, le installazioni sono chiavi per aprire nuove dimensioni di lettura del luogo.

Il percorso parte dalla zona termale di Viterbo, dove Alfredo Pirri ha individuato nella guardiola delle Ex Terme Inps la possibilità di definire un segno tangibile per il camminatore in procinto di arrivare a Viterbo, riqualificando e trasformando questa piccola costruzione in una lanterna accesa. 

A Vetralla l’intervento artistico di Elena Mazzi riflette sulle trasformazioni geologiche del territorio all’interno di un progetto integrato di risistemazione dell’area naturalistica del Fossato Callo, nei pressi del Foro Cassio. Il Campo Sintonico di Matteo Nasini, posizionato nei pressi dell’area di lancio dei deltaplani all’interno della Riserva del Lago di Vico, intercetta i venti e produce un canto del paesaggio, un’armonia naturale che amplifica le suggestioni del luogo. 

Infine, Torre Tuscia di Teodosio Magnoni, nei pressi del parco di Fonte San Rocco di Capranica, rielabora le architetture del territorio  in versione contemporanea, attraverso una scultura che si integra col paesaggio.

Opere / Works

Lanterna termale
Alfredo Pirri

Ex Terme INPS, Strada Bagni, Viterbo

Il progetto di Alfredo Pirri riguarda l’ex guardiola delle ex Terme Inps, tra i primi edifici pubblici che si incontrano lungo la via Francigena alle porte del centro di Viterbo. L’artista è intervenuto aggiungendo un sottile basamento, che conferisce al piccolo edificio una valenza quasi scultorea, e installando delle vetrate realizzate con l’inserto di piume. L’architettura diventa così una lanterna luminosa, emanando una luce quasi “vaporosa” capace di generare un cortocircuito tra la dimensione monumentale e il carattere etereo dell’intervento, tra il cemento solido e l’elemento luminoso. Una lanterna all’incrocio di più strade, che – al confine tra campagna e città – orienta simbolicamente i passanti.

I pellegrini della via Francigena che giungono a Viterbo da sempre hanno scelto le aree termali appena fuori dalla città come un luogo di sosta ideale. Se il Bullicame e il Bagnaccio si iscrivono nella storia e nelle leggende della città, le ex Terme INPS sono a lungo state un vero e proprio motore economico fino al loro completo abbandono nel 1992. Sito in Strada Bagni, il vecchio stabilimento termale sorge lungo la via Francigena, anche se oggi versa in gravi condizioni di abbandono e di degrado. 

Tutto inizia nel 1939 quando l’INPS ottiene la concessione mineraria delle terme di Viterbo già ristrutturate nel 1930 dall’Opera Nazionale Dopolavoro. Trasformato nel 1943 in un comando della Wermacht, il complesso termale viene completamente distrutto dai tedeschi nel momento del loro ritiro dalla zona. Dopo la distruzione, nel 1953 l’INPS indice un concorso per la costruzione delle nuove terme, prossime a quelle comunali. Dopo il concorso, a cui partecipano anche architetti di grande fama come Luigi Moretti, il nuovo complesso termale apre finalmente nel 1956 ed è attivo fino agli anni ’90.

Il progetto di Alfredo Pirri riguarda proprio l’ex guardiola delle Terme Inps, che accoglie lo sguardo del camminatore lungo la Via Francigena in procinto di arrivare a Viterbo. 

Adesso la palazzina sta lì, spazio vuoto e abbandonato a controllare una confluenza di strade, cerniera simbolica fra pubblico e privato, campagna e città. È lì come una sentinella immobile, invecchiata e stanca che attende il cambio. La palazzina può diventare una scultura. Una lanterna luminosa dalla forma solitaria e solida. Brillante di notte, come un faro che orienta i passanti e che di giorno torna muta con occhi e bocca tappati dal fremito di ali di uccelli in transito” (Alfredo Pirri prima della realizzazione dell’opera). L’artista è intervenuto aggiungendo un sottile basamento, che conferisce al piccolo edificio una valenza quasi scultorea, e installando delle vetrate realizzate con l’inserto di piume. L’architettura diventa così una lanterna luminosa, emanando una luce quasi “vaporosa” capace di generare un cortocircuito tra la dimensione monumentale e il carattere etereo dell’intervento, tra il cemento solido e l’elemento luminoso. Una lanterna all’incrocio di più strade, che – al confine tra campagna e città – orienta simbolicamente i passanti.

Alfredo Pirri’s project pertains to the former guardhouse of the ex Terme Inps, one of the first public buildings found on the via Francigena right outside the city center of Viterbo. The artist added a basement layer, which gives the small building an almost sculptural significance, then introduced windows he made with imbedded feathers in the glass. In this way the architecture becomes a bright lantern, emitting a soft almost “steamy” light able to create a clash between the monumental dimension and the ethereal core of the intervention, between the solid concrete and the luminous element. A light at the crossing of many roads that – at the juncture between the countryside and the city – gives a symbolical direction to passersby.

Alfredo Pirri, Lanterna termale, photo Riccardo Muzzi
Alfredo Pirri, Lanterna termale, photo Riccardo Muzzi
Alfredo Pirri, Lanterna termale, photo Riccardo Muzzi
Alfredo Pirri, Lanterna termale, photo Riccardo Muzzi
Alfredo Pirri, Lanterna termale, photo Riccardo Muzzi
Alfredo Pirri, Lanterna termale, photo Chiara Ernandes

Fotografie di Chiara Ernandes e Riccardo Muzzi.

300.000 anni in 344 centimetri,
Elena Mazzi (in collaborazione con Regula Zwicky)

Fossato Callo, Strada Foro Cassio, Vetralla (Vt)

Il Fossato Callo si trova nelle vicinanze della Chiesa di S. Maria in Forcassi in località Foro Cassio, un piccolo aggregato rurale e stazione di sosta sulla via Francigena, crocevia lungo il cammino, luogo di accoglienza del pellegrino, simbolo di scambio culturale prima che appunto religioso, sorto sui resti dell’importante stazione stradale romana di Forum Cassi, antico caposaldo economico della Tuscia romana. Per la sua abbondante vegetazione e la presenza della sua ricca sorgente d’acqua, il Fossato Callo rappresenta un luogo suggestivo sul percorso della Via Francigena. 

Il sito si mostra come un organico complesso di vasche, fatte risalire al XVII secolo, comunicanti a cielo aperto e costruite con blocchi di peperino e tufo, alimentate dalla sorgente che sgorga dalla rupe tufacea. Alcune di esse furono usate come abbeveratoio per gli animali, altre come lavatoio anticamente usato anche per la lavorazione della canapa.

L’intervento artistico di Elena Mazzi, la scultura 300.000 anni in 344 centimetri, si inserisce all’interno di questa area naturalistica, nella quale è stata realizzata la sistemazione paesaggistica e il recupero dei lavatoi. L’opera è una lunga lastra in peperino in cui è scolpita una mappa sensibile delle trasformazioni geologiche del paesaggio vetrallese, a partire da circa 300.000 anni fa, dovute in gran parte all’eruzione del vulcano vicano. L’artista ha condotto una serie di esplorazioni sul territorio collezionando rilievi, mappe e disegni delle emergenze geologiche più interessanti e peculiari. 

La scultura esito di questo processo è un palinsesto di superfici e forme scaturite dai diversi fenomeni di pietrificazione delle lave, intervallando le varie epoche geologiche, fino a giungere all’utilizzo culturale e artistico dei materiali lapidei. La mappa, disposta in maniera inclinata, invita l’osservatore a sfiorarla, accompagnando il viandante lungo il suo percorso. 

La sistemazione naturalistica dell’area sorgiva di Fossato “Callo” ha riguardato invece la messa a dimora di piante acquatiche autoctone, nell’intento di assecondare la naturale conformazione dell’alveo del sito. L’intervento manutentivo del Fontanile ha previsto la pulizia dalla vegetazione infestante e la risistemazione delle parti murarie del suggestivo complesso di vasche.

In the peperino stone, native to the Vetrallese, we can map the geological transformation of the landscape of its area brought by eruption of the Vulcan of Vico 300.000 years ago. The artist conducted explorations of the territory taking surveys, maps and drawings of the most interesting and peculiar geological discoveries. The resulting sculpture is an ensamble of layers and shapes created by several different kinds of lava petrifaction, from the columnar ones to the “string” structures of Elcetella, from the red tuff stratified and spaced out by paleosols that show its evolutionary process and the various geological eras up until the cultural and artistic use of the volcanic stones. The map, placed on a reclined surface, invites the observer to be touched, accompanying the travelers along their journey.

Elena Mazzi, 300.000 anni in 334 centimetri, photo Ilaria Sofia Arcangeli
Elena Mazzi, 300.000 anni in 344 centimetri, particolare, photo Ilaria Sofia Arcangeli
Elena Mazzi, 300.000 anni in 344 centimetri, particolare, photo Chiara Ernandes
Elena Mazzi, 300.000 anni in 334 centimetri, photo Ilaria Sofia Arcangeli
Elena Mazzi, 300.000 anni in 334 centimetri, photo Ilaria Sofia Arcangeli

Fotografie di Chiara Ernandes, Ilaria Sofia Arcangeli e Riccardo Muzzi.

Riqualificazione paesaggistica dell’area Fossato Callo

Fossato Callo, Strada Foro Cassio, Vetralla (Vt)

La sistemazione naturalistica dell’area sorgiva di Fossato “Callo”, sulla Via Francigena del Nord, ha riguardato la messa a dimora di piante acquatiche autoctone, nell’intento di assecondare la naturale conformazione dell’alveo del Fossato Caldo. Tra le principali piante la Limniris pseudacorus (Giaggiolo acquatico), con fiori primaverili di colore giallo intenso e la Lythrum salicaria (Salcerella comune) con appariscenti fioriture estive di colore rosa-violaceo. Habitat prediletto di libellule nere, rosse e verdi, gamberetti di fiume e granchi di acqua dolce, l’area è luogo di sosta naturale del pellegrino. L’intervento manutentivo del Fontanile ha previsto la pulizia dalla vegetazione infestante e la risistemazione delle parti murarie del suggestivo complesso di vasche comunicanti costruite in muratura di peperino e pezzame, alimentate da una sorgente che sgorga dalla rupe tufacea. 

The naturalistic restoration of the wellspring area of Fossato “Callo”, on the Northern Via Francigena, concerned the implantation of autochthonous water plants, with the intention of helping the development of the natural conformation of the Fossato “Callo” floor. Some of the most important plants are Limniris pseudacorus (Yellow Iris), which has intensely yellow vernal flowers and Lythrum salicaria (Purple Loosestrife) with striking pink-purple summer blooms. Favorite habitat of black, red and green dragonflies, river shrimps and freshwater crabs, this area is the perfect place for the pilgrim to rest.

The maintenance of the Fontanile regarded clearing weeds and the restoration of the evocative complex of adjoined tubs built with peperino and irregular pieces of stone, where the water gushing from the tuff rocks runs free.

Campo Sintonico
Matteo Nasini

Area lancio deltaplani, località Poggio Nibbio, Caprarola

Il titolo dell’opera di Matteo Nasini offre una chiave di lettura dell’intervento appositamente concepito per Caprarola: il termine “sintonico” fa infatti riferimento a uno strumento eolico che genera un accordo di suoni che non possono essere scritti, diretti o suonati dall’uomo. L’installazione, composta da quattro sculture che delimitano un perimetro acustico, è un progetto eco-compatibile che non produce alcun impatto ambientale e che produce un suono continuo, autonomo e indeterminato. La direzione, la tipologia e l’intensità degli elementi atmosferici determinano un suono non catalogabile come musica, irriproducibile e unico, creando le condizioni per un’esperienza umana specifica e imprevedibile.

Il lago di Vico ha avuto origine circa 100.000 anni fa, in seguito alla fine dell’attività vulcanica della zona e al successivo riempimento della caldera. Con i suoi 507 metri s.l.m. può vantare il primato di altitudine tra tutti i grandi laghi italiani. Il lago di Vico è circondato dai Monti Cimini, in particolare dal Monte Fogliano e dal Monte Venere, che in passato era probabilmente un’isola. 

Lungo il lato est del lago di Vico corre la Variante Cimina della Via Francigena che passando per Caprarola raggiunge Ronciglione. Tale itinerario, utilizzato a partire dal XI-XII secolo, costituisce una vera e propria alternativa di montagna al percorso originario della Via Francigena, che percorreva invece il lato opposto del lago. Preferita in origine perché ritenuta più sicura rispetto al tracciato tradizionale, minacciato dagli assalti dei pirati saraceni, la Variante Cimina costituisce oggi una tappa suggestiva per i pellegrini che vogliono scoprire le bellezze della riserva naturale del lago di Vico. L’area individuata si trova nei pressi della Strada di Mezzo e non lontano dall’Osteria della Rosa, antico luogo di sosta dei pellegrini. Il sito è utilizzato per il lancio dei deltaplani e difatti ha un’ottima esposizione al vento ed offre un panorama integrale della caldera. 

Il titolo dell’opera di Matteo Nasini offre una chiave di lettura dell’intervento appositamente concepito per il luogo: il termine “sintonico” fa infatti riferimento a uno strumento eolico che genera un accordo di suoni che non possono essere scritti, diretti o suonati dall’uomo. 

L’installazione, composta da quattro sculture che delimitano un perimetro acustico, è un progetto eco-compatibile che non produce alcun impatto ambientale e che produce un suono continuo, autonomo e indeterminato. La direzione, la tipologia e l’intensità degli elementi atmosferici determinano un suono non catalogabile come musica, irriproducibile e unico, creando le condizioni per un’esperienza umana specifica e imprevedibile.

In merito al progetto, l’artista afferma: «L’idea è quella di realizzare una serie di opere che funzionino come risuonatori eolici. Uno spazio acustico in cui sostare a contemplare il lago e il paesaggio, un concerto della natura. Penso di creare uno spazio d’ascolto posizionando quattro sculture a misura d’uomo a delimitare un perimetro acustico in cui ci si possa astrarre nell’ascolto di queste sonorità impostate dall’uomo ma generate dagli elementi».

The title of Matteo Nasini’s work offers a key of interpretation to the intervention specifically designed for Caprarola: the term “syntonic” refers to the four sound sculptures that, using wind energy, are able to generate an arrangement of sounds. The installation creates an acoustic and eco-friendly perimeter that spreads an autonomous and indeterminate harmony. The direction and intensity of the wind becomes a sound that cannot be directed or modulated by humans; it is not classifiable as music, it’s irreproducible and unique, Campo sintonico creates the conditions for an unpredictable sensory experience created by the place itself.

Matteo Nasini, Campo sintonico, photo Riccardo Muzzi
Matteo Nasini, Campo sintonico, photo Riccardo Muzzi

Fotografie di Riccardo Muzzi.

Torre Tuscia
Teodosio Magnoni

Area Fonte San Rocco, Capranica

Il tratto della Via Francigena che da Vetralla giunge a Capranica corre accanto alle mura della città, fino a costeggiare il Parco della Fonte di San Rocco, per poi proseguire il suo cammino verso Sutri, la più importante tappa della Francigena prima di arrivare a Roma. 

Il centro storico di Capranica si sviluppa su un rilievo tufaceo sovrastante la statale Cassia tra boschi di querce, cerri, castagni e vaste coltivazioni di noccioleti, sul versante meridionale dei monti Cimini e del lago di Vico. È il paese delle acque, apprezzate da Petrarca nel suo soggiorno del 1337, quando fu ospite della famiglia Anguillara, allora i signori della città.

Alle acque della Fonte di San Rocco, ancora oggi utilizzate dalla cittadinanza e dai pellegrini, sono da sempre attribuite, secondo la tradizione popolare, proprietà benefiche e curative, derivanti dal passaggio e dalla permanenza nella zona del Santo pellegrino e taumaturgo, ritenuto protettore contro la peste. Adiacente alla Fonte fu costruita intorno all’anno 1495, per permettere la devozione dei fedeli,  la piccola chiesa di San Rocco, conservatasi nel tempo semplice e originale, adibita anche a lazzaretto durante le epidemie di peste al fine di ospitare i pellegrini malati.

Nell’area individuata per l’intervento, proprio tra la Chiesa e la Fonte di San Rocco, la Torre di Teodosio Magnoni segna il passaggio, orienta lo sguardo, inquadra una direzione.

Magnoni, nel progettare Torre Tuscia, si ispira infatti alla tipica costruzione architettonica dei borghi medievali della Tuscia, nello specifico rifacendosi ad una torre diruta, trasparente. 

Questa torre, dunque, grazie al gioco di pieni e di vuoti scaturito dalle geometrie disegnate dall’artista, è una sorta paradossale e simbolica di rudere contemporaneo lungo la Francigena, un solido leggero fatto di corten e di aria che si innalza per sei metri e si integra in maniera naturale con il paesaggio. L’artista ricorre al lessico di forme geometriche minimali tipico della sua ricerca e traccia un segno contemporaneo in dialogo con la natura circostante e con le presenze medievali della Tuscia, segnando una tappa non scontata, al limite tra passato e presente, tra interno ed esterno, per i pellegrini che si avvicinano a Roma.

Teodosio Magnoni, Torre Tuscia
Teodosio Magnoni, Torre Tuscia
Teodosio Magnoni, Torre Tuscia